Chi rompe NON paga, e i cocci restano suoi !!

€uro... è ora ?

 

La prassi renziana degli 80 € ha colpito ancora ?!?

Certo, il governo ha istituito un fondo di 100 milioni di €uro…

ma sono 12.500 i risparmiatori vittime della truffa bancaria:

quindi, facendo una semplice divisione,

la cifra a disposizione pro-capite risulterebbe di soli € 8.000.

Cifra ridicola per chi ha perso € 80.000, e anche di più…

e che non verrà di certo elargita a tutti, a seguito dell’arbitrato “caso per caso”… che richiederebbe l’apertura di 12.500 fascicoli (calcolando una settimana per l’esame di ciascuno, ci vorranno anni !!).

Banca Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e CaRiChieti . Quanti di coloro in possesso di queste famigerate obbligazioni subordinate hanno letto e ben compreso il prospetto informativo che sono andati a firmare al momento dell’acquisto? Quanti venditori si sono premurati di spiegare il rischio insito in un investimento del genere, e quanti si sono sincerati che il cliente avesse davvero compreso?

È un po’ il solito discorso del consenso informato, ti faccio leggere una pila di carte alta così, dove ti spiego quanto di brutto e di bello potrebbe accaderti, ma poi se questa lettura non è guidata da qualcuno, in grado di tradurti quello che è scritto in un italiano che tu possa comprendere, possiamo ancora parlare di “informato”?

Fabrizio Massaro oggi sul Corriere della Sera solleva poi un altro punto interessante della vicenda: quello dei supplementi ai prospetti informativi sul profilo di rischio, che nel caso di questi prodotti finanziari è particolarmente alto.

Per quanto riguarda le obbligazioni subordinate di Banca Etruria.

I supplementi sono delle integrazioni al prospetto base pubblicati qualche tempo dopo (settimane) il collocamento e la vendita. Tutto regolare, per carità, carte approvate dalla Consob, ma che sono state date ai clienti dopo che questi avevano già sottoscritto l’investimento.

Ma che c’era scritto in questi supplementi?

 In quello di Banca Etruria – ad esempio – che è stato redatto “allo scopo di inserire una tabella relativa ai principali indicatori sul rischio di credito e di concentrazione del Gruppo Banca Etruria e del sistema al 31 marzo 2013, nonché alla chiusura degli esercizi 2012, 2011 e 2010”, nel quale si richiama l’attenzione sulla specifica situazione della qualità dei crediti (in senso peggiorativo, ovvero la banca faceva capire di avere difficoltà a reperire denaro per pagare i creditori) c’è scritto che gli acquirenti hanno due giorni di tempo per revocare il loro acquisto. Revoca da fare in forma scritta.

E a saper leggere la tabella successiva (qui entra in gioco la banca che non spiega bene quello che succede) era evidente che qualcosa non stava andando per il verso giusto.

Il prospetto informativo base era invece stato pubblicato a fine 2012, quanti clienti sono stati avvertiti? C’è da escludere che uno capiti sul sito della Consob per caso e trovi questa bella notizia.

Insomma al di là della questione dei supplementi, che introducono condizioni peggiorative e non lasciano margine di manovra agli investitori, è vero che le banche avevano scritto nero su bianco che era possibile che il capitale investito potesse non essere liquidato alla scadenza, ad esempio qualora la banca venisse messa in liquidazione.

Prodotti ad alto rischio venduti a pensionati? 

Davvero gli investitori avevano consapevolezza dei rischi?

Questo lo scopriremo nei prossimi mesi, ma non sarebbe la prima volta che un istituto di credito forza un po’ la mano ai suoi clienti pur di piazzare qualche prodotto finanziario in più. Magari “dimenticandosi” di farlo leggere. Di sicuro una volta piazzato l’investimento in pochi si sono sincerati che il cliente avesse preso visione e ben compreso quanto scritto dal supplemento al prospetto base. Prova ne è che molti clienti hanno continuato a tenere le obbligazioni secondarie nel loro portafoglio finanziario. Se le banche avessero davvero spiegato (due anni fa) che le cose stavano andando male probabilmente la maggior parte dei clienti se la sarebbe data a gambe levate. Quanti avevano fatto il questionario previsto dalla Markets in Financial Instruments Directive (MiFID) ed erano consapevoli di quale fosse il loro reale profilo di rischio?

Spesso e volentieri ci si fa abbagliare dalla prospettiva di un facile guadagno e non si riesce a valutare correttamente i rischi che si è disposti a correre (non tutti sono Gordon Gekko). Ma il consumatore/investitore non deve essere lasciato solo, perché la MiFID prevede che le società d’investimenti seguano tre principi fondamentali per la tutela del cliente:

• Agire in modo onesto, equo e professionale, per servire al meglio i tuoi professionale interessi. Questo principio ti protegge nei
confronti di un’impresa che, in quanto esperto del settore, si trova in una posizione più forte rispetto a te.

• Fornirti informazioni appropriate e complete che siano corrette, chiare e non corrette, chiare e non fuorvianti. Questo ti aiuterà a capire i prodotti e i servizi permettendoti di
prendere decisioni informate e ti darà la certezza di non ricevere informazioni parziali o ingannevoli.

• Offrirti dei servizi che tengano conto della tua situazione individuale a situazione individuale a situazione individuale. Questo garantisce che i tuoi investimenti corrispondano al tuo profilo di investitore e alle tue esigenze.

Ecco allora che sorge spontaneo un altro interrogativo: basta questa semplice avvertenza, scritta peraltro in un linguaggio molto burocratico, a mettere in guardia un piccolo risparmiatore medio, che mastica poco di finanza? Sicuramente no. E allora perché, viene da chiedersi ancora, un’obbligazione di questo tipo era sottoscrivibile agli sportelli della banca anche versando piccole cifre, pari ad appena mille euro? Un taglio minimo così contenuto sembra fatto apposta (e di solito lo è) per piazzare i titoli nelle tasche di più gente possibile, cioè del vecchio parco buoi che prende per oro colato tutto quanto viene proposto allo sportello, quasi sempre sotto le false sembianze di prodotto finanziario ipersicuro. Per questo, resta senza risposta un ultimo interrogativo: se la Consob e Bankitalia non hanno potuto fare di più di quel che han fatto, chi deve evitare che nelle agenzie bancarie, dalle Alpi alla Sicilia, i piccoli risparmiatori continuino a prendere dei gran bidoni?

 

PS:

Se una banca fallisce, e i risparmiatori, che hanno depositato i loro risparmi, devono coprire le perdite della banca…

chi ha invece preso un mutuo, è esonerato dal pagamento delle rate residue ?!?

Oppure, per un pareggio di bilancio in “partita doppia”, tra “dare e avere”, dovrebbe versare il debito residuo nelle tasche dei risparmiatori danneggiati (direi rapinati) dalla banca ?!?

In questo modo quadrerebbe il bilancio tra “attivo e passivo”, a vantaggio dei veri proprietari del capitale iniziale !!

Altrimenti anche andare a cena in un ristorante diventa un rischio:

Immagina che ti siedi a tavola e, invece del cameriere con il menù, ti arriva un ufficiale giudiziario con l’atto di pignoramento della tua auto, perché il proprietario del ristorante…

non ha pagato i suoi fornitori !!

Da un governo servo della casta delle banche bisogna aspettarsi di tutto !!