TTIP, Lo spettro che incombe sull’Europa !!

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Che ci sarà di tanto pericoloso in un trattato stipulato in modo clandestino?

Parecchio, altrimenti non sarebbe necessaria la segretezza, soprattutto nel caso di un trattato commerciale (TTIP), che è vitale per il futuro prossimo delle genti di un continente. L’élite e i non-eletti dirigenti politici europei, che cosa nascondono in queste confabulazioni di stampo indubbiamente mafioso?

Bisogna basarsi sul modus operandi degli “alleati” d’Oltreatlantico. Il modello di “trattato commerciale” prediletto da Washington è quello dell’ALCA, proposto all’America Latina negli anni 90, e da questa rigettato dopo un decennio di resistenze sociali e lotte politiche.

L’ALCA è tutt’oggi la sconfitta più cocente degli Stati Uniti, che ufficializzò il declino egemonico sul resto del continente, e l’avvio del blocco sudamericano come un asse della multipolarità. L’ALCA era una pianificata annessione dell’economia, risorse primarie, biodiversità e della residuale sovranità latinoamericana. In una sola botta e con una semplice firma, sarebbe andato a segno l’equivalente di un mega golpe. Una resa incondizionata all’oligarchia finanziaria del nord e un ritorno agli albori coloniali, obiettivo inconfessato di un liberismo che disprezza e calpesta volentieri quel che resta della democrazia rappresentativa post 1789.

L’arma segreta nascosta all’interno dei protocolli dell’ALCA – e del TTIP – è un inghippo giuridico con cui gli Stati compiono un’automutilazione e scadono a soggetti inferiori alle banche e multinazionali. C’è di peggio: devono rinunciare a legiferare in qualsivoglia materia che possa limitare, vincolare o sanzionare la banca e le multinazionali. L’interesse privato avrebbe il primato totale sul bene comune. Tutto deve subordinarsi alla ragione economica.

Su ogni disputa o conflitto tra cosa pubblica e “cosa mia”, inoltre, potranno deliberare solo i tribunali nordamericani o giudici di “area” anglosassone nelle addomesticate corti internazionali. Praticamente, Wall Street imporrebbe agli Stati d’Europa le stesse condizioni-capestro che le multinazionali petrolifere hanno sempre inferto alle nazioni più vulnerabili. Nel fallito trattato-ALCA, qualsiasi legge nazionale e le stesse Costituzioni, diventavano di rango secondario, rimpiazzate o abrogate da un camuffato “trattato commerciale”.

Fu precisamente la gravità di questa insidia a generare un effetto scatenante, decisivo nella dinamica di resistenza e rigetto attuato dai movimenti sociali e nuovi fronti politici. Fino a sconfiggere il progetto predatorio globalista nella città argentina di Mar del Plata nel 2005. Divenne successivamente – in una dozzina di Paesi centro e sudamericani – anche matrice di una corrente sovranista che ha portato a una svolta, con governi invisi e fustigati da FMI e USA. Le elites del vecchio continente fanno fatica a spiegare razionalmente perché l’Europa odierna è più succube di quella del 1945, all’indomani di Jalta.

A che serve costruire una Unione Europea se non si differenzia in nulla dagli USA?

A che serve una entità incapace di una posizione propria sulla scena internazionale?

Dopo aver abdicato a una forza di difesa propria, che senso hanno le spese militari spropositate per un esercito comandato dal Pentagono?

Nelle convulsioni della peggior crisi che sta smantellando il sistema produttivo italiano, sono inaccettabili tanti misteri, omertà e fretta di appendersi a un TTIP, per rinunciare anche all’autonomia economica e commerciale.

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