Molestie, violenze sessuali e ricatti nel mondo del lavoro /2

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Molti ignorano cosa significhi veramente molestare sessualmente una lavoratrice o un lavoratore, così come in molti tendono a minimizzare gli effetti che questo tipo di violenza causa alle vittime. L’art. 26 del decreto legislativo 198 del 2006 definisce molestie quei comportamenti indesiderati a connotazione sessuale, espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.

Le molestie sessuali sui luoghi di lavoro sono un fenomeno rilevante nel nostro Paese secondo un’indagine Istat ormai risalente nel tempo. Numerosi sono i casi di donne molestate al lavoro costrette a dimettersi, incentivate a lasciare il lavoro, obbligate al trasferimento in altre unità produttive. Al contrario il molestatore, spesso un superiore gerarchico, rimane saldamente al proprio posto. E’ proprio questa la normalità: chi viene molestato di regola perde il posto di lavoro o viene trasferito altrove perdendo, comunque, la propria professionalità. Perché si tende a proteggere il molestatore che è (di regola) seriale e probabilmente ha già molestato in passato e lo farà in futuro?

Ma con la crisi occupazionale attuale la situazione ha toccato il fondo…

Adesso le richieste di prestazioni sessuali avvengono prima dell’assunzione, e a salari da schiavisti !!

Ma veramente chi ha messo (e continua a mettere periodicamente) questo annuncio con un’offerta di lavoro crede che una donna accetterebbe di prostituirsi, e per un salario mensile che una comune “professionista del sesso” guadagna in una sera ?!?

Per ottenere il posto di lavoro o per fare carriera le donne devono subire?

Se, da un lato, è vero che il 76% delle violenze sulle donne avviene tra le mura domestiche, dall’altro, secondo l’Istat sono 842 mila le donne che hanno subito violenze o ricatti sul lavoro. Nello specifico 247 mila donne hanno subito un ricatto sessuale esplicito al momento dell’assunzione, mentre 448 mila lavoratrici hanno visto avanzarsi una richiesta di disponibilità sessuale.

Dall’indagine emerge, inoltre, che 234mila donne hanno subito il ricatto per mantenere il posto di lavoro. E non mancano occasioni in cui la disponibilità sessuale delle lavoratrici è richiesta per fare carriera all’interno dell’azienda. Ben 1,2 milioni di donne si sentono minacciate dal luogo di lavoro, vedendo l’ufficio, la fabbrica o il negozio un rischio rispetto alla possibilità di subire ricatti sessuali o minacce.

Queste molestie riguardano tutte le donne, ma in particolare quelle di età compresa tra i 35 e i 54 anni, che vivono da sole, laureate e diplomate, nonché quelle che lavorano nei settori di trasporti, comunicazioni e pubblica amministrazione. Il tasso aumenta, inoltre, per le lavoratrici che vivono e lavorano nei centri medio-piccoli.

Per ovviare a questa situazione, molte donne lasciano o cambiano lavoro.

Attualmente, non essendo possibile una scelta del genere, data la crisi economica e la precarietà che caratterizza il mercato italiano del lavoro, molte donne si ritrovano a dover subire in silenzio. Nell’81,7% dei casi, infatti, la lavoratrice non parla con nessuno del ricatto subito, solo il 18,3% ne parla con i colleghi.

PS:

Il lupo perde il pelo ma non il vizio…Oppure è una “prassi comune” per certa gentaglia ?!?

I due annunci sono stati pubblicati con un anno di differenza, ma dal testo si desume si tratti della stessa persona !?!

Oppure è una “prassi comune” per certa gentaglia ?!?

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